Dopo la frase che, il più delle volte, i medici utilizzano per dare la triste notizia “non c’è battito”, i genitori si ritrovano catapultati in un mondo parallelo in cui tutto inizia a non avere senso e ad essere diverso rispetto a com’era fino ad un secondo prima.
Tuttavia, pur comprendendo il dolore di tutti i “genitori speciali”, è difficile, per i medici, dare una risposta immediata sul perchè sia successo o sul come. Infatti, sono molte le cause che possono averlo provocato ma l’unico dato certo su cui il medico può basarsi in quel momento è l’assenza dell’attività cardiaca.
L’assenza di sintomi, nella maggior parte dei casi, si verifica perchè la camera gestazionale può essere ancora interamente adesa all’utero. Di conseguenza il mancato scollamento della camera gestazionale non provoca sintomi nella mamma.
Tendenzialmente le mamme, quando vivono questo evento, attivano un profondo senso di colpa nei confronti del bambino, creando pensieri del tipo “sono stata io a provocarlo” piuttosto che “non sono riuscita a proteggerlo”.
Comprendendo perfettamente tali pensieri, va sottolineato che “LA MAMMA NON HA COLPE” per ciò che è accaduto.
Si può risalire al “quando è successo” attraverso la misura ecografica (o biometria).
Prima di ogni altra cosa, comprendiamo perfettamente lo stato psicologico di incredulità e impotenza che le “mamme e i papà speciali” si ritrovano ad affrontare.
Se l’epoca gestazionale è precoce, ed è relativa alle prime settimane di gestazione, si può aspettare che l’espulsione avvenga spontaneamente. Nel caso in cui l’attesa fosse infruttuosa, dopo un paio di giorni, bisognerà procedere strumentalmente, medicalmente o farmacologicamente. In relazione all’epoca gestazionale e all’eventuale attesa, si faranno gli opportuni controlli in relazione ad anastesia e procedure mediche da adottare. Successivamente, dai risultati ottenuti dall’esame istologico, citogenetico ed ematologici svolti sul feto e sulla placenta si programmerà l’iter diagnostico.
Il ginecologo che ha seguito la gravidanza ha sicuramente le indicazioni opportune pur considerando che ci sono figure professionali che si occupano specificatamente del problema.
Ruolo importantissimo rivestono l’anatomo patologo, il citogenetista e il patologo clinico.
Previa prescrizione del ginecologo e/o medico curante gli esami che possono essere effettuati in caso di poliabortività sono:
- Antitrombina III
- Proteina C anticoagulante
- Proteina S anticoagulante
- LAC
- Anticardiolipina IgG, IgM
- Antinucleo
- Antibeta2
- Glicoproteina 1 IgG, IgA, IgM
- Anti ENA
- Anti DNA
- Trasglutammasi IgA IgG
- Antiperossidasi
- Antitrombina IgG IgM
- Immunoglobulina C3 C4
- Mutazioni DNA associati a trombofilia
- Antinucleosomi
- Omocisteina